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giorgia dublino

Sfortuna a Volte, Malocchio a Palla.

Hai mai provato quel senso di sfortuna che sembra inseguirti come uno spettro, un'entità invisibile pronta a gettare un'ombra sui tuoi giorni migliori? La sfiga è un fenomeno comune che, in varie forme, fa parte della vita di ognuno di noi. Ma cosa succede quando ci sentiamo costantemente sotto il peso della sfortuna? Come influisce la percezione degli altri, gli occhi addosso che sembrano seguire ogni nostro passo, sulle nostre vite? Ebbene sì, io sì! Molti non lo ammettono, non lo dicono, non ci si crede o non ci si vuole credere, ma ormai avverto il cosiddetto malocchio nell'aria da quest'estate. Invade il mio spazio vitale.

La sfiga può manifestarsi in svariati modi, da piccoli inconvenienti a situazioni più impegnative, che sembrano sfuggire al nostro controllo. È come se una forza invisibile ci avvolgesse, resistendo tenacemente nonostante i nostri sforzi.

Inizia così la mia indagine sulla natura della sfiga.

Quando persistente o avvertita come tale, la sfiga può lasciare un'impronta significativa sul benessere emotivo e psicologico delle persone. L'incidenza prolungata di situazioni sfavorevoli può innescare una serie di conseguenze che vanno oltre la semplice casualità negativa degli eventi.

Lo stress e l'ansia costante sono accomunati dalla presenza persistente della sfiga. L'incertezza legata a situazioni sfavorevoli può generare una tensione emotiva costante, impattando negativamente sulla qualità della vita e sulla capacità di affrontare le sfide quotidiane. Le situazioni sfortunate prolungate nel tempo possono contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi. La percezione di essere costantemente colpiti dalla sfortuna può minare il morale e influenzare l'umore, compromettendo la motivazione e la gioia di vivere.

La sfiga può minare l'autostima e influenzare l'auto percezione: le persone potrebbero iniziare a dubitare delle proprie capacità e a percepirsi come vittime di circostanze sfavorevoli, compromettendo così la fiducia in se stesse. La sua costante presenza può influire sulle relazioni interpersonali; le persone potrebbero diventare più riservate, irritabili o distanti, sfidando la connessione emotiva con gli altri.

Per affrontare la sfiga, le persone adottano varie strategie di coping. Alcuni sviluppano meccanismi di difesa come la negazione, mentre altri cercano supporto sociale o praticano tecniche di gestione dello stress. In ogni caso, il percorso per liberarsi dal peso della sfortuna può essere un viaggio personale, ricco di scoperte e crescita.

Sarà per le mie origini meridionali, sarà perché voglio crederci, ma il malocchio è una credenza radicata in me, così come nella cultura napoletana. Va oltre il semplice concetto di sfortuna. È intriso di significati culturali profondi, influenzando le dinamiche sociali e la percezione del destino in modi intricati.

Il malocchio nella tradizione napoletana ha radici profonde che affondano nella storia e nella cultura del luogo. In particolare, ricerche etnografiche condotte da studiosi come Ernesto de Martino, antropologo italiano del XX secolo, hanno analizzato il fenomeno del malocchio e la sua importanza nelle credenze popolari del Sud Italia. Queste indagini rivelano la persistenza di antiche credenze e pratiche che si sono tramandate attraverso generazioni, evidenziando la loro connessione con il contesto storico e culturale. Il malocchio è simbolicamente connesso a concetti di invidia e negatività. Questi elementi sono stati approfonditi nelle opere di antropologi culturali come Margaret Mead e Clifford Geertz, i quali hanno evidenziato il significato culturale dei simboli e delle credenze. Nel contesto napoletano, il malocchio può simboleggiare la paura dell'invidia altrui e la necessità di proteggersi dalle energie negative.

Si tratta di un elemento che va oltre la superstizione, diventando un aspetto intrinseco della psicologia collettiva, influenzando le interazioni sociali e la percezione del destino. In questo contesto, il malocchio diventa una sorta di filtro attraverso il quale la comunità napoletana interpreta e affronta la complessità delle relazioni interpersonali e delle dinamiche sociali. L'influenza del malocchio sulla percezione del destino può essere compresa considerando il lavoro di psicologi culturali come Richard Shweder e Hazel Markus. Questi studiosi hanno esplorato come le credenze culturali plasmino la visione del mondo e la percezione del destino individuale, mettendo in luce il ruolo cruciale delle credenze culturali nel fornire un quadro interpretativo per gli individui, influenzando la maniera in cui essi attribuiscono significato agli avvenimenti della loro vita. In questo contesto, il malocchio diventa una lente attraverso la quale la comunità napoletana elabora le sfide e le difficoltà.

La credenza non è solo una superstizione, ma un elemento intrinseco che plasmando la prospettiva individuale, contribuisce a dare senso agli alti e bassi della vita. La percezione del destino si arricchisce così di elementi culturali, sottolineando quanto le credenze radicate possano modellare in profondità il modo in cui gli individui interpretano e affrontano le loro esperienze di vita.

A parte le credenze personali o gli approcci socio cognitivi alla realtà dei fatti, credo fermamente nell'efficacia dei rituali come strumenti di difesa contro il malocchio. Gli studi etnografici che approfondiscono la pratica di tali rituali possono essere esplorati attraverso le opere di antropologi illustri come Victor Turner, che si è dedicato all'esame dei rituali nelle società umane. Nel contesto napoletano, i rituali svolgono un ruolo cruciale come meccanismo di difesa contro il malocchio, diventando una parte intrinseca della cultura locale. L'analisi approfondita di questi rituali fornisce una comprensione più profonda di come la comunità napoletana affronti e neutralizzi il potenziale impatto negativo del malocchio. I rituali diventano una sorta di linguaggio simbolico attraverso il quale la comunità esprime la necessità di protezione contro le energie negative. Questi gesti non solo rappresentano un tentativo di sfidare il malocchio, ma anche un modo tangibile in cui la cultura locale affronta le sfide spirituali e sociali. Diventano una forma di connessione collettiva, un modo attraverso il quale la comunità condivide e rafforza le proprie credenze e pratiche.

E per chi, superstizioso come me, ho scoperto alcuni rimedi contro il malocchio, dove l'immaginazione e la creatività si fondono con la tradizione per tenere a bada quell'onnipresente spettro di sfortuna!

Dal corno all'indovinare il malocchio in un uovo, nel fantastico mondo dei rituali di protezione, dove olio d'oliva e sale si uniscono in un balletto surreale per allontanare il malocchio. Nel vasto repertorio di rimedi contro il malocchio, emergono antiche pratiche intrise di simbolismo e tradizione. Uno di questi è il corno, un amuleto che si indossa come gioiello o si pone in casa come simbolo protettivo. Un altro rituale coinvolge l'utilizzo di olio d'oliva e sale, miscelati per creare un segno di croce sulla soglia delle porte; questo gesto simbolico rappresenta una sorta di barriera contro il malocchio, sottolineando la ricerca di protezione in pratiche quotidiane. La lettura dell'uovo costituisce un rituale affascinante, in cui un uovo viene passato sul corpo di chi è sospettato di essere affetto dal malocchio; successivamente, l'uovo viene rotto in un bicchiere d'acqua, e la sua forma o l'aspetto del tuorlo viene interpretato come un segno indicativo della presenza o assenza del malocchio. Queste tradizioni, ancorate nella cultura e nella credenza popolare, svelano un mondo ricco di simbolismo e significato, dove la lotta contro il malocchio si esprime attraverso gesti antichi e misteriosi.

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