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San Valentino? No grazie.

È arrivato il giorno in cui fiorai e cioccolatieri raggiungono il fatturato annuo di una piccola nazione, mentre le coppie si dividono in due grandi categorie: quelli che lo festeggiano e quelli che fanno finta di niente, ma dentro sanno che prima o poi ne pagheranno le conseguenze.

Io? Io appartengo a un’altra categoria: quelli che non lo hanno mai festeggiato e ne vanno fieri. Non è una questione di anticonformismo o di ribellione alla società consumistica… anche se, ammettiamolo, l’idea di dover dimostrare amore in una data prestabilita è quantomeno bizzarra. È più una questione di principio: se l’amore ha bisogno di una ricorrenza per essere celebrato, forse c’è qualcosa che non quadra.

Forse una volta poteva anche avere un senso. Magari quando si era giovani, senza pensieri, e l’idea di una cena a lume di candela sembrava la cosa più romantica del mondo. Ma poi, crescendo, succedono cose. Ti ritrovi con figli che rovesciano il bicchiere d’acqua prima ancora che ti sieda a tavola e che, se osi mettere un po’ di atmosfera con una candela, la usano per giocare con la cera e rischiare un incendio domestico.

A quel punto, la domanda sorge spontanea: ma chi ce lo fa fare?

Un’altra cosa che non ho mai capito di San Valentino è lo scambio di regali. Non perché io sia contro i regali. Anzi! Se qualcuno vuole farmene uno senza motivo, lo accetto volentieri. Ma a San Valentino diventano una sorta di test d’amore: se sbagli il regalo, sei nei guai. Se non lo fai, sei proprio un mostro. Se prendi il classico peluche con scritto I love you, stai probabilmente con una persona che non ha ancora superato la fase adolescenziale.

Eppure, la mia generazione è fortunata: oggi basta un meme su WhatsApp per dire ti amo con ironia e sfuggire alle trappole del romanticismo forzato.

San Valentino, pover’uomo, probabilmente non avrebbe mai immaginato che il suo nome sarebbe finito su bigliettini glitterati e scatole di cioccolatini. Ma chi era veramente? E come siamo arrivati al punto di trasformarlo nel santo protettore delle cene a lume di candela e delle promozioni sui profumi?

San Valentino era un vescovo vissuto nel III secolo d.C., ai tempi dell'Impero Romano. Non c’è una sola storia su di lui, ma la versione più gettonata racconta che fosse un sacerdote cristiano che, nonostante il divieto dell'imperatore Claudio II, celebrava matrimoni segreti tra giovani innamorati. L'imperatore, convinto che i soldati sposati fossero meno combattivi (perché troppo impegnati a mandare lettere con Ti amo scritte in corsivo), aveva proibito le nozze.

Valentino, però, era di tutt’altro avviso e continuò a unire in matrimonio le coppie clandestinamente. Ovviamente la cosa non finì bene: venne arrestato, torturato e poi giustiziato il 14 febbraio del 273 d.C.. E quale modo migliore per onorare la sua memoria se non con cene da 100 euro a testa e fiori che il giorno dopo finiranno appassiti sul tavolo?

Per secoli, San Valentino è stato solo un santo come tanti, ricordato nel calendario liturgico ma senza rose e baci Perugina. Fu la Chiesa cattolica, nel V secolo, a istituire ufficialmente la festa, nel tentativo di cristianizzare i Lupercali, un’antica festa pagana romana in cui si celebrava la fertilità con riti piuttosto… vivaci.

Ma l’associazione tra San Valentino e l’amore romantico si deve soprattutto agli inglesi e ai francesi nel Medioevo, quando si diffuse la credenza che il 14 febbraio fosse il giorno in cui gli uccelli iniziavano ad accoppiarsi (roba che oggi finirebbe in un documentario di National Geographic). Da lì, i poeti cortesi iniziarono a scrivere lettere d’amore e dediche strappalacrime, dando il via a una tradizione che nei secoli è degenerata in fedi di fidanzamento nei dessert e regali fatti all’ultimo minuto alle stazioni di servizio.


For this was on Saint Valentine’s day,

Era il giorno di San Valentino,

When every fowl comes there his mate to take,

quando ogni uccello sceglie il proprio compagno,

Of every kind that men may think of,

di ogni specie che si possa immaginare,

And that so huge a noise they began to make.

e un gran baccano iniziarono a fare.


Da qui nacque l’idea che il 14 febbraio fosse il giorno degli innamorati… e il resto è storia.

Dai sonetti medievali ai cioccolatini industriali il passo è stato breve. Il vero boom di San Valentino, però, è avvenuto nel XIX secolo, quando l'industria delle cartoline ha iniziato a produrre biglietti romantici in serie. Poi sono arrivati i fiori, le cene, i weekend romantici e, oggi, persino il San Valentino per single (perché il mercato dell’amore non discrimina nessuno).

San Valentino è passato dall’essere un vescovo martire a una macchina da soldi perfetta. Che lo si festeggi o meno, è innegabile che il 14 febbraio sia diventato una sorta di esame di coppia: chi lo ignora rischia il broncio, chi lo celebra rischia il cliché.

La verità è che, per me, l’amore si misura nei piccoli gesti quotidiani. Non con la rosa comprata di corsa alla stazione perché ti sei ricordato tardi, ma con il caffè preparato la mattina quando l’altra persona è ancora nel limbo tra sonno e realtà. Non con la cena a lume di candela una volta l’anno, ma con il dividere l’ultima fetta di torta… o almeno fingere di farlo prima di mangiarla.

E in merito a San Valentino? Preferisco ricordarlo per quello che era: un uomo che credeva nell’amore… ma senza bisogno di cuoricini glitterati. Lo lascio volentieri agli innamorati organizzati. Io continuerò a dimostrare il mio affetto come sempre: senza calendari, senza regali obbligatori e, possibilmente, senza cuoricini di peluche.

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