Il circo mediatico (in)nevato: il caso Roccaraso.
Il caso Roccaraso è solo l’ultimo esempio di un fenomeno ormai consolidato: la realtà viene modellata dai trend social più di quanto ci piaccia ammettere. La viralità non è più solo un effetto collaterale della rete, ma è diventata il motore principale delle dinamiche sociali. Cosa significa? Significa che un evento non ha bisogno di essere davvero rilevante per guadagnarsi la ribalta nazionale. Basta che sia divertente, divisivo o assurdo abbastanza da generare interazioni, perché oggi l’informazione si basa sulla logica della visibilità. Chi fa parlare di sé, esiste. Chi non lo fa, sparisce. Ed è qui che entrano in gioco TikTok e le figure virali come Rita De Crescenzo, capaci di trascinare migliaia di persone in un vero e proprio pellegrinaggio social, che sia per ballare in strada, per seguire una moda assurda o per invadere una località di montagna senza alcuna pianificazione. La viralità è diventata più forte della programmazione, dell’organizzazione e persino del buon senso. Non c’è più bisogno di promuovere una destinazione con una campagna turistica ben studiata: basta che un video TikTok raccolga abbastanza commenti e condivisioni per trasformare un paese semi-deserto in un evento mediatico nazionale. Non importa se poi la neve è poca o se la località non è pronta ad accogliere orde di turisti dell’ultimo minuto. Il punto non è più l’esperienza in sé, ma l’atto stesso di partecipare al fenomeno. E a qualcuno fa comodo così. Più si alza il volume sulle sciocchezze, più i problemi reali restano in secondo piano. Oggi parliamo di Roccaraso, domani di un nuovo tormentone TikTok, e nel frattempo nessuno si chiede perché un genitore debba sudare sette camicie per trovare un posto in un asilo pubblico o perché una pensione dignitosa sembri più lontana di un impianto sciistico senza fila. Ma tranquilli: il prossimo fenomeno virale è già dietro l’angolo. E quando arriverà, saremo pronti a dimenticarci di Roccaraso esattamente con la stessa velocità con cui l’abbiamo reso un caso nazionale.
Doveva essere una tranquilla stagione invernale, fatta di sciate, bombardini e bambini che si rotolano nella neve. E invece no. Benvenuti nel caso nazionale di Roccaraso, il tormentone che nessuno voleva, ma di cui ormai siamo tutti ostaggi.
E io? Io trovo tutto questo ridicolo. Forse la cosa più coerente sarebbe stata non parlarne affatto. Ma ormai il danno è fatto, quindi tanto vale tuffarsi in questa follia collettiva con il giusto spirito critico.
Tutto è iniziato con l’assalto turistico senza precedenti: 20.000 persone, perlopiù dalla Campania, sono piombate su Roccaraso in un weekend, trasformando la località abruzzese in un’inaspettata protagonista della cronaca nazionale.
Le autorità sono corse ai ripari con controlli, prenotazioni obbligatorie e bus respinti ai confini del paradiso sciistico. I residenti hanno alzato gli occhi al cielo, mentre il resto d’Italia si divideva tra chi gridava all’invasione e chi difendeva il diritto a godersi la montagna. E poi è arrivato il grande problema: la neve ...o meglio, la sua assenza. Perché tra i pochi centimetri di bianco e le piste non proprio idilliache, alcuni turisti si sono sentiti traditi. “Dov’è la neve che ho visto su TikTok?” avranno pensato, mentre si guardavano attorno in cerca di un colpevole.
A questo punto, la domanda è lecita: perché tutto questo rumore per una gita fuori porta? Davvero l’informazione nazionale non aveva altro di meglio da fare? Forse no. O forse il circo mediatico e social ha semplicemente trovato il suo giocattolo preferito: una storia di turismo selvaggio? C’era. Stereotipi regionali pronti a infiammare il dibattito? Anche. Il potere di TikTok nel plasmare la realtà? Ancora una volta, protagonista assoluto. D’altronde, se oggi una località può diventare un caso nazionale grazie a un trend su TikTok, domani potremmo ritrovarci Rita De Crescenzo a dettare la prossima destinazione turistica. E a giudicare da come vanno le cose, non sarebbe neanche troppo strano.
Ed ecco servito il perfetto caso da chiacchiera infinita. E così, mentre la politica è in stallo (e forse è meglio non approfondire troppo, perché altrimenti dovremmo parlare di promesse elettorali evaporate come neve al sole), l’economia non offre colpi di scena (se non per ricordarci che il nostro stipendio continua a essere falcidiato da tasse e rincari), e il calcio si prende una pausa dai suoi drammi, il caso Roccaraso diventa l’argomento di punta. Un diversivo perfetto, che fa parlare senza far riflettere.
A essere onesti, non c’è niente di nuovo sotto il sole o sotto la neve, per restare in tema. Il turismo di massa esiste da sempre. Il sensazionalismo mediatico pure. La voglia di scatenare polemiche inutili? Anche quella non è mai mancata.
Ma la vera domanda è: perché continuiamo a cascarci? Forse perché queste non-notizie funzionano come una sorta di anestetico collettivo. Parlare di Roccaraso è più facile che affrontare la realtà di un Paese in cui le famiglie fanno i conti con l’inflazione mentre gli aiuti si assottigliano sempre di più. Il welfare è sempre più selettivo (per non dire assente) e gli asili nido pubblici sono spesso una chimera. Il sistema pensionistico tiene in ostaggio generazioni di lavoratori, che a 60 anni si sentono dire che “non ci sono le condizioni per andare in pensione”, mentre contemporaneamente si lamentano i giovani che “non vogliono lavorare”. Le tasse tagliano le gambe anche a chi ha uno stipendio alto, che però in busta paga vede ben poco. Parlare di questo sarebbe scomodo. Creerebbe malcontento. Aprirebbe discussioni che chi governa preferirebbe evitare. Quindi meglio concentrarsi su 20.000 turisti in Abruzzo, su due autobus respinti e su un pezzo di montagna che si è ritrovato più affollato di un centro commerciale il 24 dicembre.
A prescindere dal "caso Roccaraso", c’è una morale più grande da cogliere. Se vi va di andare in montagna, fatelo pure, ma senza aspettarvi di trovare la cartolina che avete visto su Instagram. La realtà è sempre meno patinata dei social, e ormai dovremmo saperlo. Allo stesso modo, non credete a tutto quello che vedete su TikTok: un video virale può rendere qualsiasi destinazione irresistibile, ma non è certo un bollettino meteo affidabile. Una ripresa ben montata può far sembrare paradiso anche un parcheggio innevato con due centimetri di neve sporca.
Ma soprattutto, attenzione alle tempeste mediatiche inutili. Se una notizia vi sembra eccessivamente gonfiata, probabilmente lo è. Ci sono argomenti che scaldano gli animi e fanno impennare le interazioni sui social, e questo spesso basta per trasformare un non-evento in un caso nazionale. Fate caso a quello di cui non si parla. Se tutta l’attenzione è concentrata su Roccaraso, chiedetevi quale tema più importante è stato messo in secondo piano. Perché il vero problema non è la neve, né i bus, né i turisti entusiasti o maleducati. Il vero problema è che il Paese è pieno di questioni irrisolte, e troppo spesso siamo distratti dalle fiere del nulla. E a qualcuno fa comodo così.
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