2025: l’anno che non esiste ma comunque ci tocca viverlo.
Benvenuti nel 2025. O forse no. Potremmo essere ovunque nel flusso del non-tempo, ma eccoci qui, pronti a fingere che gennaio abbia senso, che gli anni abbiano un significato, e che non siamo tutti intrappolati in un complotto cosmico orchestrato dagli orologi e dai calendari gregoriani.
Secondo una teoria rivoluzionaria che potrebbe tranquillamente emergere in uno dei nostri amati salotti mediatici (tra un dibattito acceso e un segmento sulle diete miracolose), i numeri e gli orologi sono stati inventati per convincerci che il tempo esiste davvero. Un complotto, un disegno perverso che coinvolge il cambio dell’ora legale e, molto probabilmente, anche i ritardi di Trenitalia. Il tempo, in questa narrazione, è una Matrix. E sapete una cosa? Potrebbe non essere così folle come sembra. Dopotutto, il tempo sembra esistere solo quando dobbiamo alzarci presto la mattina o aspettare che la lavatrice finisca.
Ecco un interrogativo. Se il tempo è un costrutto, allora perché gennaio sembra durare almeno 74 giorni? Forse perché è il mese in cui ci pentiamo di tutti gli errori commessi a dicembre (tipo quell’ennesima fetta di panettone) o perché il conto in banca ci ricorda che Babbo Natale non accetta rateizzazioni.
Ma ora che abbiamo aperto gli occhi, possiamo liberarci dal giogo di questo tiranno invisibile. Via gli orologi! Basta con i calendari! Tranne quelli delle Poste, perché le bollette misteriosamente esistono, anche nel non-tempo.
Seguendo l’esempio dei cani (che, ricordiamolo, vivono senza cognizione del tempo), possiamo finalmente abbracciare una vita più autentica. Non importa se siamo nel 2025, nel 1327 o nel Giurassico. Viviamo il presente, come quando ordiniamo una pizza senza pensare alle calorie o guardiamo Netflix fino alle 3 del mattino, perché il domani è solo un’illusione.
Certo, il problema è spiegare questa filosofia a tua nonna, che se non la chiami ogni giorno è convinta di essere stata abbandonata in un buco nero temporale. Ma anche qui possiamo imparare dai cani: non conta quanto tempo passi, basta farle sentire che sei lì, presente, almeno finché non arriva il postino con una raccomandata.
Se il tempo non esiste, finalmente possiamo liberarci dai propositi di Capodanno, quella lista di bugie che ci raccontiamo ogni gennaio (“andare in palestra”, “mangiare sano”, “risparmiare di più”). Invece, potremmo provare con obiettivi più realistici: riscoprire la gioia di non fare niente, come un cane che guarda fuori dalla finestra; rendersi conto che i ritardi non esistono se il tempo è un’illusione; chiamare tua nonna prima che pensi di essere stata risucchiata in un loop spazio-temporale.
Non solo il tempo è una bugia, ma anche lo spazio è un’illusione. In parole povere: non siamo davvero qui, e non siamo nemmeno lì. Siamo ovunque e in nessun luogo contemporaneamente. Fantastico, no?
La fisica quantistica ci insegna che due particelle possono essere collegate in modi che trascendono lo spazio e il tempo. Immaginate due calzini sparsi nella vostra lavatrice (quella famosa entità parallela che divora le cose). Uno si trova a casa vostra, l’altro misteriosamente in Giappone. Eppure, quando cambiate il colore di uno, l’altro lo segue immediatamente, senza badare alle distanze. Questo è il principio della non-località: un mondo senza confini, senza distanze, e decisamente senza senso, se lo si guarda con occhi “lineari”.
Cosa significa tutto questo per il nostro caro 2025? Che il tempo, lo spazio e quel ritardo di dieci minuti del treno delle 8:15 sono dettagli insignificanti di una realtà molto più complessa. Viviamo in un eterno “adesso” in cui ogni evento è connesso, ovunque esso sia, e quando esso accada (o non accada). Ora, uniamo questo concetto alla sincronicità di Jung, l’idea che certi eventi accadano insieme non per caso, ma per un significato più grande. Ad esempio, pensate a quando vi viene in mente una persona e, magicamente, quella stessa persona vi chiama. Coincidenza? Non secondo Jung, e sicuramente non secondo Flavia Vento, che probabilmente attribuirebbe tutto questo al complotto degli orologi.
In un universo non-locale, ogni cosa è connessa: i vostri pensieri, gli eventi intorno a voi, e persino il fatto che stiate leggendo queste parole in questo momento. Forse era destino. O forse è solo la Matrix che cerca di farvi credere che il 2025 abbia un senso.
Se il tempo e lo spazio sono illusioni, cosa ci resta? Semplice: il presente, ma non nel senso banale di “godersi l’attimo”. Parliamo di vivere sapendo che tutto è interconnesso. Non rincorrere il tempo è il primo passo per comprendere questa realtà: smettere di preoccuparsi di “essere in ritardo” è già una forma di ribellione contro il dogma spazio-temporale. I bambini, come i miei figli di 6 e 3 anni, incarnano perfettamente questa filosofia. Per loro, il concetto di “tempo” è ancora fluido, un’idea astratta che non limita il loro vivere nel presente. Alberto, di 6 anni potrebbe essere completamente assorbito nel disegnare un dinosauro per ore, senza la minima consapevolezza che “è tardi” per la cena. Allo stesso modo, Giordana, bambina di 3 anni, non ha problemi a fare un drammatico picnic immaginario nel salotto mentre il mondo reale urla “sbrigati!”.
E lo spazio? È altrettanto relativo. Per Alberto la distanza tra il salotto e la cucina può sembrare infinita se c’è una promessa di biscotti dall’altra parte. Ma allo stesso tempo, possono annullare le distanze emotive in un istante: Giordana probabilmente crede che un abbraccio possa risolvere qualsiasi cosa, anche se il problema è che hai appena rovesciato il caffè sul tappeto. E forse, ha ragione.
I bambini vivono in una realtà dove non c’è “prima” o “dopo”, ma solo un eterno “adesso”. Per loro, non esistono scadenze o orari prestabiliti, e ciò che conta è l’esperienza del momento. Ecco, forse dovremmo imparare da loro. Non perché sia pratico arrivare in ritardo al lavoro con la scusa di vivere nel presente, ma perché ci ricordano che il tempo e lo spazio non sono altro che convenzioni. Se riuscissimo a vedere il mondo con i loro occhi, magari potremmo liberarci anche noi dalla schiavitù dell’orologio e ricordarci che, alla fine, il momento più importante è sempre quello in cui siamo immersi ora.
Certo, a volte l’universo ci sta solo ricordando che abbiamo dimenticato di pagare una bolletta, ma non per questo il messaggio è meno significativo.
Espandere la mente significa abbracciare la non-località in ogni sua forma: se tutto è connesso, allora anche Bolt - il mio cane - potrebbe essere parte del complotto spazio-temporale.
Lo tratterò come il guru che è.
Il 2025, come il tempo stesso, non esiste. E così, eccoci qui, ad affrontare un nuovo anno che forse non esiste, ma che troverà comunque il modo di ricordarci che le tasse vanno pagate e che il caffè del lunedì non sarà mai abbastanza forte. Quindi, buon “non-anno” a tutti! Ricordate: il tempo non esiste, lo spazio è relativo, ma le bollette e i messaggi vocali di vostra mamma sono ancora lì, a ricordarvi che l’universo potrebbe essere non-locale, ma le responsabilità sono sempre locali.
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